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Pieve di S.Maria Assunta
San Leo
E' il più antico monumento religioso di San Leo e dell'intero territorio del Montefeltro.



Pieve di S.Maria Assunta

La pieve è il più antico monumento religioso di San Leo e dell'intero territorio del Montefeltro.

Costituisce la prima testimonianza materiale della Cristianizzazione di questa zona dell'entroterra: la primitiva cellula di una storia che si mescola e confonde con la tradizione.

Il termine latino "plebs" sta a significare popolo e cioè coloro che componevano la primigenia comunità residente su questo masso di Montefeltro, che il Santo dalmata Leone evangelizzò nell'epoca tardo-antica (III IV secolo).

Fu lo stesso Santo, che la tradizione vuole esercitare il mestiere di tagliapietre, ad edificare una prima chiesa dedicata all'assunzione di Maria (la Dormitio Virginis della liturgia orientale).

La Pieve di San Leo può essere raffigurata metaforicamente come una nave di pietra incagliata su uno scoglio, una nave di pietra ancorata per sempre alla roccia che la sorregge e di cui si compone.

L'edificio è infatti posto a cavaliere di una protuberanza rocciosa del masso leontino cosicchè, rispettivamente a levante e a ponente, c'è spazio per due ambienti sottostanti le navate: la cripta o confessionale ed il cosiddetto "Sacello di San Leone".

Quest'ultimo, accessibile da una porta esterna in prossimità della facciata, reca le tracce di una sorta di abside scavata direttamente nella roccia.

In esso si conserva, reimpiegato nello strombo di una monofora, il fronte di un sarcofago, con la raffigurazione mistica di due pavoni che si abbeveravano al cantaro che, insieme al rilievo murato nella parete sud della chiesa, costruisce la più antica testimonianza scultorea dell'edificio, forse antecedente VIII secolo.

La chiesa è innalzata su una pianta basilicale; la muratura esterna, in conci d'arenaria, calcare e pietre d'altra natura, è scandita da lesene originate da uno zoccolo più ampio conformato a mo' di base.

Il curvo profilo delle tre absidi è sottolineato da archetti pensili, formati da conci alternati a laterizi, ritmicamente disposti a tre a tre una lesena e la successiva.

L'abside maggiore è ampia più del doppio delle due minori, cosicchè queste ultime sono inglobate in essa per un terzo circa del loro perimetro, dando vita ad un carattere peculiare del romanico leontino che si trova anche nella vicina Cattedrale.

Non è sopravvissuta la probabile archeggiatura dei fianchi e della facciata.

Quest'ultima, altissima sulla roccia a strapiombo, è animata da cinque possenti contrafforti, il mediano dei quali è interrotto alla bifora posta al centro della facciata.

Si accese all'interno della chiesa da due portali praticati nei muri di fianco, ambedue ad arco a sesto pieno - sormontati da una caratteristica l loggetta cieca, nelle ghiere della quale, l'alternarsi dei conci bicolori, costituisce un rinnovato richiamo all'arte bizantina-ravennate.

L'interno, ad impianto longitudinale, è scandito dalle arcate a pieno centro, impostate su sostegni alterni che dividono le tre navate.

L'alternanza dei sostegni e consegnata nel succedersi di due colonne a due pilastri e di una colonna ad un pilastro, secondo un ritmo i cui precedenti vanno ricercati nell'architettura medioevale d'oltralpe.

Tutte e sei le colonne sono elementi di reimpiego e cioè frammenti d'epoca romana o tardo-antica utilizzati originariamente in altre costruzioni; lo stesso vale per i quattro capitelli corinzi che sormontano le colonne delle navate (databili tra il I ed IV secolo).

Le pareti interne della chiesa erano certamente intonacate ed in gran parte decorate da pitture ed affreschi di varia epoca, le tracce dei quali sono state disgraziatamente cancellate dai radicali restauri degli anni trenta .

Il Presbiterio, rialzato sulla cripta, accoglie nell'incavo dell'abside centrale il bellissimo ciborio datato 882, che un'iscrizione recita dedicato dal Duca Orso alla Vergine.

La data preziosa è stata ritenuta validità per datare l'intera costruzione, ma elementi strutturali pienamente romanici, come la composizione delle murature a filari regolari, o il reimpiego di frammenti scultorei altomedievali (come i pilastrini riutilizzati nelle pseudo loggette esterne, provenienti alla recinzione del plesbiterio, i quali presentano dei capitelli molto simili a quelli del ciborio) posticipano l'attuale assetto archittetonico della chiesa al secolo XI.

La chiesa carolingua, probabilmente compromessa nella struttura da un evento traumatico quale un terremoto, venne quasi completamente ricostruita nel nuovo stile romanico certamente pochi anni dopo il fatidico anno mille.

A tutt'oggi la Pieve costruisce comunque uno dei monumenti medioevali più affascinanti dell'Italia centrale: insieme all'adiacente Duomo ed alla Torre campanaria va a conformare un vero e proprio campo dei miracoli.

 

Fonte: www.comune.san-leo.ps.it



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